venerdì 29 luglio 2011


Caporalato: Acli, sostegno a ddl che introduce reato

Roma, 26 luglio 2011 – Sostegno da parte delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani al disegno di legge n. 2584, presentato oggi al Senato, che introduce il reato di “caporalato”. L’iniziativa, che mira a contrastare il fenomeno d’intermediazione illecita di manodopera basata sullo sfruttamento dell’attività lavorativa, porta la firma della senatrice del Pd Colomba Mongiello e di altri 30 senatori appartenenti a tutti gli schieramenti politici.

«Le Acli auspicano da tempo – commenta Antonio Russo, responsabile dell’immigrazione per l’associazione – un orientamento legislativo che preveda questa fattispecie di reato. Il cosiddetto caporalato è un fenomeno odioso che colpisce ogni anno circa 550mila lavoratori stranieri. L’approvazione di questo disegno di legge, con il sostegno delle diverse forze politiche parlamentari, rappresenterebbe una tassello importante nel quadro delle leggi sull’immigrazione, nella direzione fondamentale dell’abolizione della schiavitù sul lavoro».

Concorda Michele Zannini, presidente di Acli Terra, l’associazione professionale agricola delle Acli: «In un Paese in cui oltre il 9% della forza lavoro in agricoltura è rappresentata dagli immigrati – spiega – è fondamentale dotarsi di una legge nuova, che punisca il fenomeno dell’intermediazione illecita e avvii un processo di regolarità nel settore agricolo. Emersione del lavoro nero e sommerso, regolarità contributiva e fiscale, ma soprattutto ripristino dei diritti del lavoro, possono ridare slancio all’agricoltura italiana».

giovedì 28 luglio 2011



L'agricoltura come il Titanic: mentre affonda l'orchestrina suona


A qualche mese di distanza dall’approvazione della finanziaria regionale non è stata mantenuta la promessa di inserire gli emendamenti accantonati, molti dei quali di vitale importanza per la ripresa dell’agricoltura siciliana, in uno specifico disegno di legge da portare all’approvazione dell’Assemblea entro l’estate.

Tra pochi giorni il Parlamento siciliano chiuderà i battenti per le meritate vacanze estive con la soddisfazione di aver definito alcuni provvedimenti di vitale importanza per l’economia regionale come quello per evitare il blocco della stagione venatoria.

“Gli agricoltori - evidenzia il presidente della Confagricoltura siciliana, Gerardo Diana – senza le norme in materia di proroga delle cambiali agrarie ed assestamento delle passività rischiano di essere impallinati, ben prima di settembre, dalle doppiette degli istituti di credito e da quelli previdenziali”.

Già una prima scarica di pallini è arrivata nella schiena dei cerealicoltori che proprio nella giornata di ieri si sono visti reintrodurre l’obbligo, da parte della Conferenza Stato Regioni, di utilizzare il seme cartellinato per poter beneficiare degli aiuti, a finalità esclusivamente agroambientali, previsti dall’art. 68 del Regolamento (CE) n. 73/2009 e ciò nonostante il parere contrario espresso da tutte le organizzazioni agricole, sia regionali che nazionali.

“Dinanzi a questa nuova falla l’orchestrina della politica, come nel TITANIC, va avanti senza scomporsi”. Diana, nel suo amaro sfogo, punta anche l’indice verso coloro che continuano a dare un’immagine colorita e distorta del settore.

Da qui l’appello a tutta la politica regionale a dare un concreto ed immediato segnale di attenzione nei confronti di un settore, che così come è emerso dai primi dati dell’ultimo censimento agricolo, continua ad essere centrale per l’economia e l’occupazione dell’isola.

“Anche qui occorrono delle precisazioni riguardo l’ottimismo che ha accompagnato la lettura degli ultimi indicatori economici che attribuiscono all’agricoltura siciliana un irrisorio segno più: negli ultimi 5 anni – ricorda Diana - a causa della crisi congiunturale e dell’aumento sconsiderato dei costi di produzione, come quello che in questi giorni sta interessando il gasolio ed i concimi, oltre 50 mila aziende hanno abbandonato il campo mentre la quasi totalità delle oltre 200 mila rimaste ha il fiato grosso a causa della mancanza di liquidità dovuta al crollo dei prezzi ed alle massicce importazioni extracomunitarie”.

giovedì 23 giugno 2011


Una nuova speculazione a danno dei cerealicoltori siciliani?


Secondo la Confagricoltura siciliana esistono tutti i presupposti perchè ciò possa avvenire.

L’innalzamento delle quotazioni mondiali ed il forte interesse da parte degli operatori della filiera commerciale ad acquisire il grano duro della campagna appena iniziata, secondo il presidente dell’organizzazione, Gerardo Diana sono due indizi che fanno una prova.

“Quello che più ci mortifica – aggiunge Diana – è che già nei giorni scorsi le quotazioni, dappertutto in netto rialzo rispetto all’annata precedente, in Sicilia si muovono con scostamenti percentuali di gran lunga inferiori”. Il riferimento è in particolare alla Puglia, la regione che insieme alla nostra isola vanta la maggior superficie coltivata a grano duro, in cui i prezzi di vendita sono mediamente più alti di circa il 10%.

Ma non è solo l’andamento anomalo dei prezzi che preoccupa l’organizzazione degli imprenditori agricoli. L’altro fronte caldo è quello della mancanza di un ruolo di intermediazione da parte dell’Amministrazione regionale, attraverso i propri enti collegati. Oltre ad una funzione di arbitrato, a titolo assolutamente gratuito, questi organismi dovrebbero individuare, una volta per tutte e con assoluta chiarezza, le varietà che più si adattano alle richieste dalle industrie di trasformazione operanti in Sicilia.

“Solo così – evidenzia il presidente Diana – potranno essere gettate le basi per la costruzione di un chiaro, vero e duraturo accordo di filiera del grano duro siciliano che al di là dei singoli spot veda finalmente remare nella stessa direzione e con uguali interessi costitutori, sementieri,produttori ed utilizzatori finali”.

Per tale ragione, secondo Confagricoltura, è utile guardare con attenzione l’andamento dei principali mercati di riferimento prima di cedere il proprio prodotto, e non farsi prendere dalla frenesia del momento.

Si esce da un triennio assolutamente devastante per il settore e questa favorevole occasione congiunturale non deve creare valore aggiunto solo per una parte della filiera a scapito dei produttori che, al di là di ogni logica imprenditoriale, hanno continuato ad investire esponendosi nei confronti del sistema bancario e previdenziale.

martedì 7 giugno 2011


Cia Sicilia: Lettera all’assessore D’Antrassi per sollecitare la indizione della pubblica audizione per la Doc Sicilia del vino. Ogni pretestuosa occasione per ritardarla è inaccettabile

La Confederazione Italiana Agricoltori ha inviato ieri, 30 maggio, all’assessore Regionale alle Risorse Agricole e Alimentari Elio D’Antrassi ed al Dirigente Generale del Dipartimento Interventi Strutturali Rosaria Barresi, una lettera con la quale si chiede l’impegno a portare a termine il percorso per l’istituzione della DOC Sicilia, “uno strumento importante – si legge nella lettera – per valorizzare il nostro vino in Italia e nel mondo”.

“L’iter di riconoscimento della DOC Sicilia – continua la lettera – ha oramai consumato quasi tutti i passaggi procedurali avviati a suo tempo dall’assessorato di D’Antrassi”. Per il completamento del percorso ed il riconoscimento della DOC Sicilia, rimane la convocazione dell’audizione pubblica e la messa all’ordine del giorno del prossimo Comitato Nazionale Vini. “Eventuali ritardi della indizione della pubblica audizione rischiano di vanificare gli sforzi finora fatti – afferma il Presidente Cia Sicilia Carmelo Gurrieri – per i quali Cia Sicilia, le altre associazioni e molte cantine hanno creduto e lavorato.

Anche per Maurizio Lunetta, membro del Comitato Nazionale Vini, proprio la convocazione dell’audizione è il passaggio indispensabile per poter rispettare i tempi di marcia ed arrivare così alla deliberazione definitiva del Comitato Nazionale Vini.