giovedì 30 dicembre 2010

Cia Sicilia – Diffuso un report sull’andamento economico dell’agricoltura siciliana nel 2010

Un 2010 chiuso tra mille difficoltà. A perdere terreno produzione e valore aggiunto. Prezzi non remunerativi, costi pesanti e redditi “tagliati”, migliaia di imprese sono state costrette a chiudere

La Cia Sicilia – Confederazione Italiana Agricoltori - diffonde un proprio studio economico con i dati riassuntivi dell’annata agraria siciliana 2010 con un confronto con i dati nazionali. Dallo studio economico firmato Cia Sicilia viene confermata una situazione regionale critica.

Calo della produzione (meno 1,8 per cento) e del valore aggiunto (meno 3 per cento), prezzi non remunerativi (la crescita dello 0,8 per cento non recupera affatto il crollo del 14 per cento registrato l’anno precedente) e costi e oneri complessivi in ulteriore crescita (più 4-5 per cento). I redditi degli agricoltori subiscono un nuovo “taglio”, ma certamente meno drastico (tra il 6 e il 7 per cento) rispetto ai precedenti dodici mesi, quando segnarono una flessione di circa il 21 per cento. E così diverse migliaia di aziende in Sicilia sono state costrette a chiudere. Note positive, invece, dall’export in crescita di circa il 20 per cento e dall’import in lieve rallentamento (meno 0,6 per cento. I consumi alimentari domestici dovrebbero rimanere ancora una volta al palo (meno 0,2 per cento).

A pesare sui produttori siciliani sono stati il perdurante clima di incertezza e la riduzione della capacità produttiva del settore. Ma il 2010 e’ stato segnato anche da altro, come la flessione degli investimenti e la preoccupante stagnazione dei consumi alimentari così come dalle possibili tensioni sui mercati internazionali. Il “caro-gasolio”ha condizionato i bilanci di molte aziende, soprattutto di quelle serricole che nel distretto ragusano dell’ortofrutta e del florovivaismo rappresentano valori economici di tutto rispetto nel paniere produttivo regionale.

Analogo il discorso per i costi produttivi regionali, contributivi e burocratici che nello scorso anno hanno segnato una crescita superiore al 12 per cento. Sul futuro delle imprese siciliane, comunque, continuerà a pesare il caro carburante e l’abolizione del “bonus gasolio” che ha aggravato i bilanci delle serre, tema questo su cui la Cia ha puntato chiedendo al mondo politico regionale di prendere le giuste misure di sostegno a difesa del settore primario.

Ciliegina sulla torta di un’annata tanto difficile, infine, anche i frequenti quanto eclatanti casi di agro pirateria registrati in Sicilia e che la Cia ha sempre denunziato come lesivi del buon lavoro e dell’onestà dei tanti imprenditori “puliti”. Non può non essere ricordato, su questo tema, il sequestro dei finti limoni biologici argentini rietichettati come Limone IGP bio di Siracusa, i pomodori tunisini venduti come prodotti a Vittoria e i continui sbarchi nei porti siciliani di carichi non controllati di derrate agricole e alimentari prodotte nei paesi terzi che poi vengono spacciati per siciliani

Il 2010 conferma, così, la forte variabilità dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli siciliani. È vero che c’è un recupero nella seconda parte dell’anno, ma - avverte la Cia - ritorniamo ai livelli precedenti il “boom” del 2008. Nel terzo trimestre del 2009 si tocca il punto più basso; da allora si ha una progressiva ripresa in sintonia con le dinamiche dei mercati internazionali. “Un così lieve recupero che, tuttavia – spiega Carmelo Gurrieri, presidente di Cia Sicilia - non risolve i problemi degli agricoltori siciliani anche perché le quotazioni sui campi non sono di certo remunerative. Se guardiamo all’andamento tendenziale degli indici, abbiamo un quadro molto diversificato dove spicca, tra novembre 2010 e novembre 2009 il dato positivo dei cereali (conseguente alle dinamiche dei prezzi internazionali) e quello ancora fortemente negativo del vino che non riesce a segnare lo stesso trend positivo mostrato dall’export dall’agroalimentare nostrano”.

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